Strutture
:
Rifugio CAI sezione città di Novara (apertura giugno-settembre)
all'alpe Cheggio, albergo ristorante Alpino alpe Cheggio
0324/575975, Rifugio Andolla 55 posti letto più 15
nel locale invernale, tel:0324/575980.
Come
raggiungere Cheggio :
Con l'autostrada Voltri-Sempione e quindi la superstrada
in direzione Domodossola, prendere l'uscita di Villadossola,
giunti sulla statale tornare a sinistra verso il centro
paese, dopo circa 400m lasciare la strada principale e seguire
la strada che sale sulla destra, chiare indicazioni per
la Valle Antrona.
Seguire tutta la valle, arrivati ad Antrona Piana, continuiamo
sulla strada principale che volge a destra, e supera la
chiesa, dopo alcuni chilometri di strada a tornanti eccoci
a Cheggio.
A
Cheggio (1490m),
splendido alpeggio costituito da belle e ben rifinite case
per le vacanze e da un paio di piccole ma accoglienti strutture
alberghiere, lasciamo la macchina alla fine della strada
in un comodo parcheggio sterrato dove potremo notare la
partenza della teleferica che collega Cheggio al Rifugio
Andolla.
Di
fronte a noi cattura subito lo sguardo il muraglione gradonato
della diga del Lago di Cheggio
o Lago dell'Alpe dei Cavalli
che noi andiamo ad attraversare per portarci sul lato opposto
del lago.
Il
lago artificiale di Cheggio, che chiude il bacino dell'alta
valle Loranco, era già in precedenza un piccolo lago
naturale dove era posta l'alpe Cavalli ora sommersa dalle
acque della diga.
Diga realizzata tra il 1922 e il 1926 dalla società
Edison, come scritto al centro della murata.
Il bacino ha una superficie di 5 ettari e una capacità
di 6,9 milioni di metri cubi.
L'ampia e bella mulattiera si snoda pressoche pianeggiante,
sul lato sinistro del lago rispetto al nostro arrivo, una
decina di metri sopra il livello dell'acqua.
Dopo pochi minuti, ignoriamo la deviazione sulla sinistra
per l'alpe Forcola nei pressi di una bella baita, e poco
dopo arriviamo nei pressi di una fontana
in legno (10 min).
Ai lati di essa si diramano due tracce, non crucciatevi
scegliete quella che più vi aggrada tanto si riuniranno
solo pochi metri più avanti.
Da qui il percorso diventa a saliscendi sempre costeggiando
il lago una ventina di metri sopra di esso.
Subito dopo eccoci a un bel ponticello
che supera una cascata (15min) .
In
pochi minuti raggiungiamo un crocefisso
in legno, posto in fantastica posizione
panoramica (20min).
Il
sole del primo mattina fa brillare le acque del bacino dell'Alpe
Cavalli, mentre Cheggio
se ne sta adagiata la nel verde, oltre il muro della diga.
Proseguiamo con questa bella immagine stampata in mente.
Passiamo la deviazione che in breve porta all'Alpe
Gabbio (1505m)(30min).
Possiamo notare la scarsità di acqua presente nel
lago dalle lunghe lingue di sabbia lasciate scoperte nella
sua parte terminale.
Purtroppo la siccità di questo periodo sta lasciando
gravi tracce.
Il sentiero prosegue tagliato nella parete montuosa a raggiungere
un recente ponte sul torrente
Loranco (35min).
Il
sentiero sale ora ripido nel bosco e dopo pochi tornanti ci
porta su un belvedere naturale che ci permette di gustare
uno splendido panorama e vedere il sottostante Alpe
Gabbio e di salutare il lago
di Cheggio prima di innoltrarci nell'alta
Val Loranco
(35/40min).
Bellissimo
scorcio, dove possiamo vedere sulla destra il percorso sin
qui fatto e di fronte a noi le lingue di sabbia che la siccità
a fatto affiorare dalle acque del lago.
Da qui lo scenario cambia, non più il blu dell'acqua
a farla da padrone, ma il verde dei prati, il nero delle
rocce scoscese e il bianco della neve che lassù ancora
resiste all'avanzare della primavere.
In questo periodo, si attraversano ancora alcune lingue
di vecchie slavine, bisogna prestare attenzione, oltre alle
classiche scivolate anche alla consistenza della neve che
all'apparenza compatta nasconde sotto pochi centimetri di
manto buchi di qualche metro che ci farebbero cadere rovinosamente
nei riali laterali del Loranco.
Quindi anche se al mattino la compattezza ci permette di
attraversarli per linea retta è d'obbligo prima trovare
un passaggio alternativo, magari più a valle vicino
al torrente, che ci permetta il rientro al pomeriggio con
temperature più calde e neve molle.
Il sentiero torna ad essere pressoche pianeggiante e con
un traverso aereo costeggia il torrente, siamo saliti fin
ora solo di poche decine di metri, in leggera ascesa ci
addentriamo nella Val Loranco,
la nostra meta appare in lontananza ancora tra le nevi.
Dopo
essere saliti un poco, si scende brevemente per raggiungere
l'Alpe Piana Ronchelli
(1578m)(50/55min).
Qui
troviamo i resti di poche baite, una fontana con targa in
memoria di un giovane alpinista e una cappelletta dedicata
allaVergine, e su la porta di una minuscola costruzione
in sasso l'invito per la festa dell'alpeggio la prima domenica
di luglio.
Se fin qui siamo saliti di poco dalla partenza, d'ora in
poi sarà salita impegnativa sino al rifugio...
Il sentiero si inerpica sempre ben marcato, sul lato destro
di una stretta gola scavata dal torrente Loranco, tra pareti
scoscese di rocce scure.
Giunti alla sommità della bastionata, la traccia
spiana per poco aprendo la vista sui gorghi e le lanche
del torrente che scorre in un tratto più calmo, a
precipizio sotto i nostri piedi.
In pochi metri raggiungiamo il bivio che a sinistra porta
all'Alpe Campolamana
e ad altri alpeggi (1.10/1.15h).
Noi saliamo a destra, chiare indicazioni per il rifugio,
il sentiero si fa verticale e la fatica inizia a bussare
alle gambe.
Ma abbastanza rapidamente superiamo anche questa bastionata
e sbuchiamo in una conca nota come gli Alpi
di Andolla per i pochi resti di baite (1.30/1.40h).
Siamo
poco sopra quota 1900m e la neve ritardataria della scorsa
settimana inizia a occhieggiare qua e la ai lati del sentiero.
Il rifugio ormai è in vista, iniziamo un traverso
tra sfasciumi sempre segnalato dai colori bianco-rossi e
giallo-rossi del CAI.
La neve si fa sempre più abbondante e padrona della
scena e complica un poco l'avvanzamento.
Aggiriamo da nord, sempre sulla giavina, la bastionata che
sostiene il rifugio, e ormai tra la neve alta 40/50cm superiamo
su micro ponte un ruscello e finalmente eccoci al Rifugio
Andolla (2061m)(1.45/2.00h).
Il
Rifugio Andolla
è di recente costruzione in sasso e legno dispone
di 55 posti letto + 15 nel locale invernale, servizi interni
ed esterni, docce, acqua corrente, corrente elettrica a
mezzo di impianto idraulico, illuminazione, riscaldamento
e teleferica di servizio - Tel 0324/575980.
E’ gestito continuativamente nei mesi di Giugno, Luglio,
Agosto, Settembre.
Il Sabato e la Domenica nei mesi di Maggio e Ottobre o su
richiesta.
Maggiori informazioni presso la sede
CAI di Villadossola, via Boccaccia 2, Tel
0324/575245.
E' uno dei rifugi più grossi e rinomati della provincia
del Vco, intorno ci sono ancora le strutture del vecchio
rifugio costruito negli anni '20 dalla Edison costruttrice
anche della diga di fondo valle, distrutto nella seconda
guerra mondiale, venne ricostruito dagli albori della sezione
CAI di Villadossola e definitivamente abbandonato per la
costruzione dell'attuale edificio negli anni '80.
Al fianco vi è l'arrivo della teleferica della quale
abbiamo visto la stazione di partenza al nostro arrivo a
Cheggio nel piazzale della diga.
Alle spalle un'altra grossa struttura in passato adibita
a stalla.
A dominare tutto dall'alto l'inconfondibile sagoma del Pizzo
Andolla.
Verso nord la neve è ancora abbondantissima, il piazzale
del rifugio e tutto intorno è ancora sotto un abbondante
manto di neve, e ci sono tracce di predecessori........
Rifocillato
e appagato dallo spettacolo dei monti bisogna tornare.
Ma prima un ultimo sguardo alla valle appena percorsa.
Presa
dell'acqua alla bella fontana a forma di piccozza, si riparte.
Il ritorno avviene per lo stesso percorso dell'andata, prestando
attenzione nei primi 100m di dislivello a non scivolare
sulla neve abbondante tra le rocce della giavina.
Per tornare a Cheggio (1490m)
dopo circa (3.30/4.00h).
Escursione abbordabile per il dislivello contenuto, ma che
può diventare insidiosa nei periodi dell' anno in
cui la neve è ancora presente sul terreno.