Archia 
                        - Monte Zeda
                       
                      Periodo 
                        consigliato : 
                        Da aprile a settembre
                     
                    Attrezzatura 
                      : Comode scarpe da montagna e abbigliamento 
                      sportivo
                    Tempo 
                      di percorrenza : 4.00h/4.30h di passo calmo 
                      e senza considerare le soste
                    Dislivello 
                      : Totale 1732 m --- Archia-Passo Folungo 
                      +79 m --- Passo Folungo-Pian Vadà +342 m --- Pian 
                      Vadà-Monte Zeda +445 m --- Stessi dislivelli in negativo 
                      al ritorno
                    Strutture 
                      : Agriturismo Alpe Archia
                    Come 
                      raggiungere Archia : Da Intra raggiungere 
                      la rotonda di c.so Cairoli vicino distributore Tamoil, seguire 
                      per il ponte sul S.Giovanni.
                      Seguire la provinciale che conduce a Premeno e, percorrendo 
                      la tourtuosa e panoramica strada che porta al centro Auxologico 
                      di Pian Cavallo, si giunge al valico de Il Colle (1238 m). 
                      Dal Colle, svoltando a sinistra, si imbocca una strada sterrata 
                      che, aggirando il Monte Spalavera, conduce al bivio per 
                      l’agriturismo Alpe Archia.
                     
                    
                      Partenza da Archia 
                      ( circa 1290 m), ci sono dei cartelli molto chiari che indicano 
                      la direzione, comunque prendiamo la strada sterrata tenendo 
                      sulla sinistra l’agriturismo.
                      Camminiamo in piano per alcune centinaia di metri sino a 
                      giungere alla fine della strada carrabile, dove si trova 
                      una grossa fontana, facciamo rifornimento se non lo abbiamo 
                      ancora fatto.
                      Proseguendo su una largo sentiero per larghi tratti gippabile 
                      iniziamo la nostra salita che è costante e di media 
                      difficoltà, ci accorgeremo ben presto che questo 
                      sentiero è una vera e propria strada rifinita egregiamente 
                      nonostante che da molti anni sembra che nessuno si occupi 
                      della manutenzione.
                      Questo sentiero è in realtà molto di più 
                      e ha una antica e importante storia, il suo nome è 
                      “Sentiero Cadorna”.
                      Con il nome di "Linea 
                      Cadorna" si intende il sistema 
                      di fortificazioni militari costruito durante la Prima Guerra 
                      Mondiale tra il Lago Maggiore 
                      e il Monte Massone. 
                      
                      Le fortificazioni comprendono un fìtto reticolo di 
                      mulattiere militari, trincee, postazioni d'artiglieria, 
                      luoghi di avvistamento, ospedaletti e strutture logistiche, 
                      centri di comando. 
                      Furono volute dal generale Luigi 
                      Cadorna di Pallanza, capo di stato 
                      maggiore dell'esercito italiano, per difendere il confine 
                      da un ipotizzato attacco austro-tedesco attraverso la Svizzera 
                      mai avvenuto. 
                      Esse coprono, nella logica della "guerra 
                      di posizione", un dislivello di 
                      2.000 m tra la piana del Toce 
                      e il Monte Massone 
                      e fra il Lago Maggiore 
                      (Carmine inferiore) e il Monte 
                      Zeda e proseguono nelle Alpi centrali 
                      fino alle Orobie. 
                      Tra l'Ossola 
                      e la Valtellina 
                      furono costruiti 72 km di trincee, 88 postazioni di artiglierie 
                      di cui 11 in caverna, 296 km di strade carrozzabili, 398 
                      km di mulattiere. 
                      I lavori costarono più di 100 milioni di lire del 
                      tempo e impiegarono oltre 15.000 operai. 
                      In un'economia di guerra, i lavori ebbero un impatto positivo 
                      per le popolazioni locali in quanto offrirono lavoro retribuito 
                      a muratori e scalpellini e costituirono una prima occasione 
                      di lavoro salariato per la manodopera femminile impegnata 
                      nel trasporto dei viveri alle squadre in montagna. 
                      Un "sentiero storico", attrezzato con pannelli 
                      esplicativi per visite didattiche, è stato allestito 
                      tra la Punta di Migiandone 
                      e il Forte di Bara. 
                      
                      Altri tratti visitabili sono la mulattiera nord del Montorfano 
                      e le alture del Verbano 
                      (Passo Folungo, 
                        Morissolo, 
                        Monte Carza.
                      Camminando sopra questo pezzo di storia raggiungiamo in 
                      breve Passo Folungo 
                      (1369 m), continuando la marcia su di una salita regolare 
                      giungiamo dopo circa 1 ora dalla partenza Pian 
                      Vadà ( 1711 m ) dove ci sono 
                      pochi resti di un ex rifugio del C.A.I..
                      Nella valle che si apre davanti a noi possiamo vedere in 
                      basso a sinistra il Lago 
                      Maggiore con 
                      Pallanza e il campanile 
                      di S.Leonardo non che l’isolotto 
                      S.Giovanni .
                      Proprio di fronte è ben visibile l’alpeggio 
                      “I Belmi” 
                      dietro il quale non visibile sul versante opposto si trova 
                        Onunchio 
                      con i sentieri che scendono ad Aurano 
                      e Intragna.
                      Proseguiamo sempre sul Sentiero 
                      Cadorna in lieve ascesa addentrandoci 
                      verso la Val Grande 
                      e la nostra meta, dopo circa 2 ore dalla partenza arriviamo 
                      alla bocchetta che si apre sulla Val 
                      Cannobbina ( circa 1950 m).
                      Buttiamo uno sguardo in alto a sinistra, la croce che sta 
                      circa 200m sopra noi è la vetta del Monte 
                      Zeda, proprio sotto di noi a 1750 m 
                      c’è un bivacco riattato di recente di nome 
                      “La Forna”, 
                      se ci giriamo a sinistra verso sud possiamo vedere sotto 
                      il sentiero i resti di un postazione militare, e sul versante 
                      di fronte la postazione gemella.
                      Un sentiero prosegue sulla costa sinistra della Zeda 
                      è quello che porta alla 
                      Marona, qualche centinaio di metri 
                      più avanti interseca un sentiero che sale zizzagando 
                      alla vetta.
                      Noi scegliamo la via diretta e più faticosa seguiamo 
                      la cresta fatta di rocce e pietriccio facendo attenzione 
                      a dove mettiamo i piedi, il percorso è segnato dai 
                      colori bianco e rosso del C.A.I., ma scegliamo una nostra 
                      traiettoria e tenendo nel mirino la croce procediamo con 
                      prudenza.
                      In circa 30’ di buon passo eccoci in vetta, abbiamo 
                      raggiunto la cima della montagna più famosa e alta 
                      del Verbano, 
                      Il Monte Zeda 
                      2156 m.
                   
                   
                    
                      Sotto la croce in ferro è posta una scatola metallica 
                      che contiene il registro di passaggio, lasciate la vostra 
                      firma e le vostre impressioni, scrivendo appoggiati all’altare 
                      di marmo di recente posa da parte di alcune associazioni 
                      volontarie della zona.
                      Appena giunti in vetta, maestosa e selvaggia appare sotto 
                      il nostro sguardo la Val 
                      Pogallo.
                      Con le spalle alla cresta da dove arriviamo ecco sotto a 
                      sinistra Pogallo 
                      e sopra l’Alpe Leciuri 
                      e proseguendo in una carrellata verso 
                      destra Cima Tuss, 
                        Cima Sasso 
                      con sullo sfondo i Corni 
                      di Nibbio e ancora più dietro 
                      il massiccio del 
                      Rosa, 
                      quindi il Pedum, 
                        Bocchetta di Campo 
                      e Cima Campo.
                      Ruotando a destra di 90° riprendiamo dopo Cima 
                      Campo, il Laurasca 
                      in questa direzione in lontananza la Valle 
                      Vigezzo taglia per orizzontale l’orizzonte 
                      e a perpendicolo su S.M.Maggiore 
                      il profilo inconfondibile della Scheggia.
                      Proseguiamo la nostra carrellata dopo il Laurasca, 
                      il Cimone di Cortechiuso, 
                        Cima Marsice 
                      dove dietro si apre la 
                      Val Loana, Monte 
                      Torrione, 
                      Cima Crocette e la 
                      Piota proprio sotto di noi.
                      Sulla destra della nostra cresta si apre la 
                      Val Cannobbina con Falmenta 
                      in basso a destra e Gurro 
                      un po’ più su e in fondo alla valle 
                      Finero e Malesco.
                      Ruotando a destra di 90° ovvero nella direzione del 
                      nostro arrivo vediamo il 
                      lago e Cannobio.
                      Concludiamo la nostra panoramica con l’ultima rotazione 
                      sempre verso destra di 90° e vedremo in fondo il Pian 
                      Cavallone e più vicino a noi 
                      la Marona, 
                      in basso a sinistra della cresta Intra 
                      mentre in basso a destra di nuovo 
                      Pallanza e sullo sfondo i 
                      laghi Maggiore e Orta.